Essere "attivati"

intricate-explorer-ndmaGsIr6E4-unsplash

Essere “attivati” (dall’inglese “triggered”) è qualcosa che accade quando uno stimolo nel presente, risveglia la sensazione di un’esperienza avversa passata e, con essa, una qualche reazione di difesa. Lo stimolo può essere esterno (qualcuno fa o dice qualcosa/ un rumore forte e improvviso/…) o interno (un pensiero/ un ricordo/ un sogno/…).

Le esperienze avverse sono dei vissuti che risultano in qualche modo sopraffacenti e per far fronte ai quali la persona non ha, in quel momento, risorse sufficienti. La maggior parte di noi colleziona diverse di queste esperienze durante la vita ed esse, insieme alle storie interne che ne conseguono, sono l’origine della nostra attivazione e, spesso, del nostro disagio nel presente.

Come suggerisce la parola stessa, ciò che accade quando veniamo attivati è che si risveglia e diventa vivo nel momento qualcosa che era già dentro di noi.

L’attivazione è di fatto un meccanismo di sopravvivenza, retaggio delle nostre origini primitive, con origine nel sistema nervoso, che controlla continuamente il nostro ambiente alla ricerca di pericoli.

Quando ancora bazzicavano la terra le tigri dai denti a sciabola, la capacità del cervello di avere reazioni istantanee di lotta, fuga o paralisi (ovvero reagire prima e pensare poi) era un notevole vantaggio.

Oggi, la natura di ciò che il nostro sistema interno di allarme considera come “pericolo” è diversa, ma riguarda comunque aspetti che riteniamo vitali alla nostra sopravvivenza; questi includono:

− la connessione con qualcuno di speciale da cui dipendiamo

− l’approvazione/ accettazione da parte degli altri

− l’immagine che abbiamo di noi stessi (come l’essere competenti, forti, buoni, onesti, giusti, affidabili, ecc.)

− la nostra stabilità finanziaria

− il nostro senso di inclusione/ appartenenza ad un gruppo

Come accorgermi se sono attivato…

Le reazioni sono personali e vanno da lievi (come l’avere un pensiero giudicante verso qualcuno o provare fastidio) a intense (come il non sentire più alcune parti del corpo o non riuscire ad esprimersi); e possono essere ovvie (come urlare a chi ci ha rubato il parcheggio) o nascoste (come quando qualcuno ci interrompe mentre parliamo e ci sentiamo irritati ma non diciamo nulla per “non farne una questione”).

L’attivazione può avvertirsi nel corpo (calore/freddo, rigidità, senso di costrizione, batticuore, tremore, mancanza di sensazione, ecc.), a livello emotivo (rabbia, tristezza, nervosismo, angoscia, paura, disperazione, vuoto, ecc.), o mentale (giudizi verso di sé o altri, pensieri ripetitivi, pensieri negativi/ narrativa interiore) …e spesso è un mix di tutto questo.

Attraverso l’osservazione paziente e metodica possiamo imparare a conoscere le nostre reazioni più tipiche, come si manifestano e cosa le stimola. Conoscerci in questi aspetti ci dà accesso al nostro “testimone interno” e, nel tempo, alla libertà di scegliere come preferiamo agire, piuttosto che ripetutamente reagire.

 

Cosa fare se mi accorgo di essere attivato…

Alcuni modi per auto-regolare il proprio sistema nervoso sono:

− prendere una pausa (dalla situazione/ conversazione)

− osservare il respiro e fare alcuni respiri lenti e profondi

− osservare il corpo e notarne le sensazioni

− muovere il corpo (muovere lentamente i muscoli del viso, ruotare lentamente collo, polsi e caviglie sono alcune possibilitá per riportare equilibrio nel nostro intero sistema)

 

Alcune possibilità di co-regolazione (richieste da fare per esempio ad un’altra persona o al gruppo):

− contatto visivo prolungato

− chiedere all’altro/al gruppo di fare alcuni respiri profondi insieme a noi

− chiedere contatto fisico (un abbraccio, darsi la mano, …)

− condividere la nostra esperienza con un’altra persona (o nel gruppo), eventualmente chiedendo all’altro di ripetere cosa ci ha sentito dire

 

È importante conoscere questi meccanismi che ci regolano e sapere che se impariamo ad osservare la nostra esperienza, senza giudizio, diventa anche possibile accorgersi di cosa sta succedendo quando qualcosa ci attiva. 

Possiamo cosí riconoscere già i primi segnali ed auto-sostenerci per rimanere (o tornare) in equilibrio e aperti al presente.

Nell’avvicinarsi all’Authentic Relating è anche importante sapere che, come in tutte le pratiche e i contesti in cui ci si riunisce in gruppo, prima o poi ognuno di noi verrà confrontato con l’attivazione residua che ancora ci abita, in relazione alle nostre prime esperienze fatte in un gruppo. Quelle più significative sono tipicamente legate alla propria famiglia e alla scuola, seppure a volte anche esperienze vissute in etá adulta (per esempio nel mondo del lavoro o dello sport) possano lasciare un’impronta profonda. 

Per questo è importante accogliere la propria esperienza con gentilezza e con la consapevolezza che, attraverso esperienze di relazione consapevole, abbiamo l’opportunità di riprogrammare e guarire il nostro sistema nervoso, modificando il nostro modo di (re)agire in certi contesti e avvicinandoci sempre più al nostro vero Sè: quella parte di noi che aspira a manifestarsi pienamente nel mondo e a risplendere in tutta la sua autenticità.