La curiositá
“Ogni genio è un gran fanciullo, già per il suo guardare al mondo come a un che di estraneo. Chi nella vita non resta per qualche verso un fanciullo e diventa invece un uomo serio, sobrio, posato e ragionevole, sarà certo un bravo e utile cittadino di questo mondo, ma un genio non sarà mai.”
– Arthur Schopenhauer
Se pensiamo alle persone che consideriamo le più curiose, chi ci viene in mente? La risposta più comune è quasi sempre la stessa: i bambini. I bambini sono innatamente curiosi e incessantemente impegnati nel mappare e investigare il loro ambiente, tracciando conclusioni sempre più ricche e dettagliate su come funziona il mondo.
Man mano che invecchiamo e i nostri modelli mentali della realtà diventano più complessi e informati, diventiamo più bravi a prevedere il futuro, ma il prezzo che paghiamo é la perdita di quell’incontenibile curiosità che ci alimentava da bambini. Iniziamo a relazionarci con i modelli stessi, piuttosto che con il mondo così com’è, e la nostra curiosità… lentamente muore.
Questo fenomeno è la ragione per cui spesso cerchiamo la novità ed esperienze che scuotano e interrompano la routine delle nostre vite: per riaccendere il nostro perduto senso di curiosità e meraviglia. Eppure, il mondo è tanto meraviglioso e stupefacente oggi quanto lo era quando eravamo bambini.
Diventare curiosi nel contesto dell’Authentic Relating è un processo di riconquista dello stato innocente e infantile di fascinazione per ciò che la nostra consapevolezza percepisce, esplorando a beneficio della nostra gioia e soddisfazione.
Essere curiosi ci trasporta oltre i nostri modelli mentali e ci mette in contatto con il mondo così com’è, in tutta la sua vitalità e vivacità.
È importante, però, notare la distinzione tra essere curiosi “per gli altri” ed essere curiosi “per sè”. Nei contesti sociali, la nostra curiositá spesso segue una sorta di “copione” e ci facciamo a vicenda domande sicure, appropriate e facili da rispondere. Spesso facciamo domande che non vogliamo fare e riceviamo risposte che in realtà non vogliamo ascoltare. Tratteniamo la nostra vera curiosità, muovendoci in una bizzarra ed implicita danza collettiva che sembra fatta apposta per negarci un’esperienza di intima connessione e condivisa, vulnerabile umanità.
Attuiamo un modello mentale che abbiamo costruito/acquisito su come agire, parlare e comportarci nelle situazioni sociali, trovandoci infine vincolati dai limiti installati nel modello stesso.
Spesso, le domande che le persone vorrebbero fare infrangerebbero la convenzione sociale e vengono perciò (più o meno consapevolmente) scartate perché considerate inappropriate, o troppo personali, o troppo vulnerabili, sia per chi fa la domanda che per chi la riceve.
Esprimere curiosità genuina è uno degli strumenti che utilizziamo nell’Authentic Relating per entrare nel territorio inesplorato della connessione imprevedibile del momento presente. Proviamo a fare domande che ci incuriosiscono sinceramente e scartiamo quelle che seguono “il copione” o che corrispondono ad un ruolo predefinito; confidiamo nel nostro desiderio e nella nostra curiosità autentica, facendone una bussola che ci indichi la strada verso la connessione con un altro essere umano.
Il modo in cui possiamo onorare il nostro desiderio di conoscere un’altra persona, esprimendoci liberamente, è quello di stabilire un contesto: per esempio invitando un’altra persona a partecipare a un’esperienza condivisa in cui la curiosità autentica possa essere liberata e soddisfatta.
Stabilire il contesto
Una semplice proposta che possiamo fare per creare un contesto in cui la nostra curiosità autentica possa fluire liberamente potrebbe essere:
“Noto che ho tanta curiosità nei tuoi confronti e vorrei farti alcune domande che potrebbero sembrare personali, ma prima vorrei vedere se sei aperto/a a questo.”
L’altra persona potrebbe essere aperta ed entusiasta all’idea o potrebbe voler adattare o identificare alcuni limiti (per esempio potrebbe volersi sentire libera di non rispondere a una certa domanda o non entrare in un dato argomento e potrebbe voler sapere che per noi questo va bene).
Rivelando la nostra curiositá in questo modo, e verificando che l’altro sia aperto a riceverla, creiamo i presupposti per una conversazione consapevole; diversamente, se per esempio cominciassimo a fare una serie di domande personali ad una persona che non se le aspetta, questa potrebbe sentirsi difensiva, o confusa o anche irritata.
Il Gioco della Curiositá
Il Gioco della Curiosità offre un contesto chiaro che permette ai partecipanti di essere sinceramente e liberamente curiosi!
Può essere giocato con chiunque: con completi sconosciuti o fra persone che si conoscono da una vita! Lo scopo è di conoscere più a fondo sia sè stessi che gli altri, di lasciarsi conoscere più profondamente ed esercitarsi nel contattare e lasciar scorrere la propria curiosità autentica.
Di seguito trovi la struttura del gioco che può essere adattata in molti modi diversi; purchè si mantenga l’intenzione di creare un contesto che permetta ad una curiosità genuina e infantile di fluire, puoi giocare a questo gioco nel modo che preferisci.
Passo 1 – La persona che propone il gioco (Persona A) chiede ad un’altra (Persona B): “Vuoi giocare al Gioco della Curiosità?”, spiegando in cosa consista il gioco e soprattutto esprimendo il motivo per cui desidera giocare (forse per sentirsi più connesso all’altro, o imparare di più l’uno dell’altro, o qualcosa d’altro ancora).
La persona B può adattare la struttura del gioco secondo necessità finché ci si trova d’accordo e pronti a giocare.
Passo 2 – A ha 5 minuti per fare a B qualsiasi domanda desideri, con l’unico vincolo che sia sinceramente curioso di conoscere la risposta. B risponde, in modo breve o esaustivo a sua discrezione, e se preferisce non rispondere può dire “passo!”, senza il bisogno di spiegarsi.
Passo 3 – A ha 2 minuti per fare altre domande, ma questa volta B non risponde direttamente alle domande, bensí dà loro un voto, da 1 a 5, con le dita; 1 significa “ questa domanda non mi muove nulla dentro e sarebbe noioso per me rispondere”, mentre 5 vuol dire “ mi piace tantissimo questa domanda e vorrei dirti tutto in proposito!”. Questo passo fornisce ad A informazioni preziose sul tipo di domande che stimolano la curiosità e l’entusiasmo di B e le potrá integrare alla propria curiosità. Quando riusciamo a far combaciare la nostra ed altrui curiositá, rivelando e soddisfacendo entrambe, tendiamo a vedere la connessione e l’intimità più profonde.
Passo 4 – A ha nuovamente 5 minuti per fare qualsiasi domanda desideri, incorporando ora le informazioni ricevute dai voti di B.
Passo 5 – Dopo essersi connessi in questo modo, A completa due frasi:
Frase 1 – “Il momento in cui ti ho sentito di più è stato…” Questa è una riflessione su quando A si è sentito più colpito/toccato da ciò che il partner ha condiviso nei due round.
Frase 2 – “Quello che colgo/ capisco di te è…” Questa è una riflessione sull’essenza di B : il suo modo di essere nel mondo e i valori a cui tiene.
Passo 6 – Per finire (e prima di cambiare eventualmente ruolo) i due partner si prendono qualche momento per condividere liberamente su come è andato il gioco, identificare eventuali intuizioni o consapevolezza acquisita ed eventualmente esplorare maggiormente alcune domande emerse durante il gioco.
Articolo tratto dal libro di Ryel Kestano “AUTHENTIC RELATING – a guide to rich, meaningful, nourishing relationships”